LIMBRANAUTA

Il Funerale della Letteratura!

Categoria: Love Cargo Boat

Love Cargo Boat #36 (i salutisti)

Vecchio: Siamo saliti in quell’idrovolante mezzo marcio e tutti dicevano per scaramanzia che saremmo caduti e poi ridevano. Mi sono seduto dietro, nei posti dei fumatori. Sembra che tu sia un pedofilo quando fumi così eravamo noi sei o sette viziosi con le nostre sigarette e i nostri sigari. Gli altri ci guardavano come se avessimo la lebbra. E’ bello sentirsi peccatori, qualche volta. Tutti quei salutisti, nei posti davanti a noi. Con le loro acque minerali. Ho ordinato due gin tonic subito, tanto per saggiare il terreno e intanto mi sono fumato mezzo pacchetto, sai, non è bello rimanere indietro con il lavoro. E quelli nei posti anteriori con le loro insalate senza olio, ogni tanto ci davano un’occhiata come si guarda un pesce marcio. Mangiavano i loro cibi a basso contenuto di colesterolo. Ma sì, mi sono detto, fagli vedere chi sei. Ho mangiato un barattolo di burro di arachidi, per un totale di seimila calorie. Ecco, ho pensato, guardatemi mentre mi ammazzo. I miei compagni di posto, gli altri fumatori, hanno urlato e battuto le mani mentre mi leccavo il cucchiaino con il quale avevo vuotato il barattolone. Ed ecco come mi fumo il cubano, ho acceso trenta centimetri di obice di tabacco. Alla faccia vostra, ho pensato tirando una boccata di morte, alla vostra faccia abbronzata con la lampada. Me ne fotto della vostra vita di plastica, ho pensato ordinando un gin doppio, mi fate ridere con la vostra paura della morte. Poi l’idrovolante si è messo a vibrare e noi del reparto viziosi ci siamo messi a ridere. Quelli salutisti invece gridavano come dei pazzi morti di paura. Noi viziosi ci siamo bevuti i drink mentre l’aereo cadeva e i salutisti si sporcavano le mutande. E’ curioso. La parte anteriore dell’aereo si è staccata ed è affondata come un sasso. Noi, i marci, i viziosi, siamo rimasti a galla. Mezz’ora dopo eravamo nelle docce bollenti della nave di salvataggio. Quelli con il colesterolo a prova di bomba erano duecento metri sott’acqua. Da quel giorno ho cominciato la dieta e ho smesso di fumare anche se so bene che la cosa che conta davvero è il posto dove appoggi il culo.

Love Cargo Boat #35 (i miliardari)

Vecchia: Straricchi, sempre. Riccastri, ogni volta. Non mi sono mai sporcata le mani con dei poveracci. Che affoghino nella loro merda, i poveri, non ne ho mai voluto sapere. Li sceglievo apposta per i soldi, tutto era facile vista la faccia che avevo e le tette che avevo. Bastava scegliere quello più ricco, questo era lo sforzo che dovevo fare. Pensavo di essere molto furba perché non guardavo la cosa dal loro punto di vista. Ero giovane e per questo posso essere perdonata, ma non ho mai cercato di capire quello che pensavano i ricconi. Li vedevo sbavare, i ricconi, mi guardavano le tette con gli occhi fuori dalla testa e mi facevano pena e un po’ schifo. Mi vergognavo ad approfittare così di loro. Spendevo i loro soldi, li sprecavo. Da quando sono in questa nave ho avuto modo di pensare. Non mi era mai capitato prima, ero troppo occupata a spendere più soldi potevo. Però da quando sono qui il mio cervello lavora anche quando non voglio. Ricordo il fiato alcolico dei ricconi quando mi palpavano, il loro sorriso. Non so, sono passati tanti anni. Non riesco a capire perché non mi mettevo a vomitare. Per i soldi, immagino. Era fastidioso quel loro trafficare con le mani tremanti, ansimavano e tutto finiva subito così rimanevo a guardare il miliardario che si addormentava soddisfatto. Sembrava normale quello che adesso sembra completamente sbagliato. Mi hanno pagata per tutta la vita, i ricconi. Hanno fatto quello che volevano dandomi dei soldi, la cosa più inutile per loro. Eccomi, la più furba, ecco a cosa penso adesso. La più stupida delle puttane che pensa, chi l’avrebbe mai detto.

Love Cargo Boat #34 (Omicidio)

Vecchio: L’hanno ammazzato. Una decina di coltellate.
Vecchia: Sarà stato un pazzoide… uccidere una persona inutile e inoffensiva come il capitano…
Vecchio: Quando non era ubriaco era pieno di psicofarmaci. Li sgranocchiava e li buttava giù con dei bicchieroni di gin.
Vecchia: Non riesco a capire come potesse comandare una nave così grande.
Vecchio: Non è difficile, la nave gira in tondo.

La vecchia annuisce.

Vecchia: Manca il movente.
Vecchio: Facciamo un gioco: cerchiamo di capire chi può averlo ucciso.
Vecchia: Lana Balana?
Vecchio: La pornodiva? Non dire stupidate. E’ intubata, respira grazie al mantice.
Vecchia: L’ho vista giocare con la pompa del gommone. Forse lei riesce a camminare con quella pompa. Un passo, una pompata… un passo…
Vecchia: No, è impossibile. Forse Enzo Tinello! Forse lui…
Vecchio: Quel rimbambito? Paga la sedia a sdraio con la sua pensione da piromane.
Vecchia: Però è ancora abbastastanza in gamba da poter…
Vecchio: Secondo me una delle principali sospettate è Gargp, non è mai riuscita a digerire il fatto che il capitano si rivolgeva a lei con un rutto.
Vecchio: Questo era davvero brutto, anche perché Garpg aveva quella brutta sindrome da abbandono.
Vecchia: Quando era bambina l’avevano lasciata come puntata al tris di Edgemons, la cittadina che poi è diventata la base di lancio per i missili a citrato. Gaprg desiderava fare piazza pulita di tutto, ricominciare da capo, insomma. Ecco perché si era comperata quel kit fai da te per scuoiare i cinghiali. Ecco perché giocava cifre da capogire alle corse delle coccinelle. E poi suo padre ha sempre cercato di infangare la memoria del nonno, Enzo Piano, che si è arricchito brevettando i post-it. Sai quanta gente ha aiutato? Gente che si chiude fuori casa, il sabato sera. Gente che non ricorda che deve morire, gente che si dimentica dove abita… insomma, il post-it è utile, lo sai bene anche tu, ecco, si può dire che se hai un blocchetto di esso e un frigo dove appiccicarlo puoi dormire tra quattro mortai, non so se mi spiego.

ammutinamento mancato

Falle, marciume,
fasciame tarlato e sconnesso,
funi spezzate
e parapetti pericolanti.
Timone che non governa,
pompe di sentina intasate,
sovraccarico e zavorra:
si va a fondo, si va a fondo
amici miei, e non c’è nulla
da fare, non c’è piú olio
da versare fuori bordo,
neanche il salvabile
è salvabile, ormai.
La chiglia, impestata
di brume voraci,
sta per squassarsi,
gli alberi vacillano, crollano
rovesciando sulle teste fradicie
grovigli di vele e di cordame.
Ciò nonostante
nessuno mostra l’intenzione
di abbandonare la nave;
ciononostante tutti
rimangono a fissare
l’ultimo fuoco di Sant’Elmo
mentre si estingue
insieme alla bandiera,
toccando il mare.

Love Cargo Boat #33 (i giovani)

I giovani arrivano vicino alla nave dei vecchi sopra a un Riva lucido come uno specchio. Durante la corsa in mare hanno bevuto del vino bianco freddo e fumato qualche spinello. Le ragazze sono a seno nudo, i ragazzi hanno i capelli lunghi e lisci. Dopo essersi affiancati alla neve lanciano dei rampini che si agganciano al parapetto del ponte più basso. Si arrampicano gridando e ridendo. Ehi, dice uno di loro, è una nave fantasma! Continuano a ridere mentre salgono le scale verso i ponti superiori. Nelle grandi sale da ballo con i lampadari di vetro trovano qualche scheletro seduto al tavolino del bar, di fronte alla pista da ballo. Per nulla spaventati gridano e corrono, come dei bambini a una festa. Lanciano le bottiglie vuote contro ai grandi lampadari, riducendoli in frantumi. Fanno lo sgambetto agli scheletri, facendoli cadere a pezzi. Poi arrivano al ponte più alto, dove i vecchi riposano sulle sedie a sdraio umide di pioggia. Il gruppo di ragazzi si ferma di colpo, non appena mette piede sul ponte superiore. I vecchi scostano le coperte e li guardano. Ehi, dice uno dei giovani, che razza di… i vecchi si mettono a sedere e qualcuno di loro riesce a mettersi in piedi. Ehi, grida una ragazza spaventata, EHI!!! Che scherzo è questo… chi sono questi… questi… I vecchi sorridono per dare il benvenuto ai nuovi arrivati. Uno dei giovani comincia a gridare dal terrore ed è come un contagio. Le urla dei ragazzi non si fermano, sempre più forti. I vecchi sibilano qualcosa di gentile, è bello avere una visita… siamo sempre tra noi… nessuno viene mai a trovarci… I giovani non hanno mai visto un vecchio. Mai prima di quel momento. Nel paese dove sono nati I vecchi vengono fatti sparire e mandati lontano. Nessuno deve sapere che esistono, nessuno dei giovani. E’ bello pensare di avere per sempre un seno piccolo e puntuto, dei capelli biondi che il vento muove senza fatica. I ragazzi scappano a tutta velocità, urtandosi l’un l’altro. Ritornano al loro Riva e si allontanano il più in fretta possibile. I vecchi si sdraiano di nuovo, chiedendosi che cos’hanno detto di sbagliato.

 

Love Cargo Boat #32 (tutto quel che cercavamo)

Vecchio: Tutto, tutto quello che cercavamo era in quella strada abbandonata. Non c’era giorno che non andassimo in quella strada, come nel castello dei fantasmi per noi, e questo perché nella strada non c’era nessuno: niente macchine, passeggini, niente negozi, niente di niente. Soltanto una vecchia strada spelacchiata, piena di buche. Per noi era il paradiso, il cuore si fermava quando la vedevamo davanti a noi. La vecchia strada vuota, sotto il sole dell’estate. Nessuno, niente di niente. La vecchia strada piena di pozzanghere e noi, nient’altro. E’ stata l’unica avventura della mia vita, cerca di capire. Poi, soltanto uffici e calzini neri, cravatte e alitosi. Tutto quello che ricordo con piacere è avvenuto in quella ammuffita strada di periferia. L’esplorazione della zona oltre alla rete arrugginita, le ortiche e le erbacce… e tutto era a un tiro di sputo dal centro della città e questo rendeva tutto ancora più curioso. Soltanto noi conoscevamo l’esistenza di questa strada morta, che poi non era morta, anzi. Tutto il tempo che abbiamo perso nel cercare di rompere i lucchetti arrugginiti all’inverosimile che chiudevano i grandi capannoni, tutte le corse, quel gioco che consisteva nel trovare un senso alle fratture del fango screpolato… Quanto potrà costare un divertimento simile, chi potrà mai pagare una cifra simile… quando penso al momento in cui dovrò andarmene, cerca di capire, non voglio essere patetico, se c’è una cosa che cerco di evitare è proprio questo… ecco, quando verrà il momento penserò alla strada abbandonata, niente di diverso. Una strada che non vede mai il piede di un uomo ma tanti piccoli piedi di bambini. Ecco quello che farò quando verrà il momento di andarmene e questo (rivolgendosi alla vecchia) questo dovresti farlo anche tu, anche se non l’hai mai vista, questa strada abbandonata e inutile.

Love Cargo Boat #31 (immortalità)

Sul ponte più alto della nave dei vecchi atterra un elicottero. A bordo si trova Aubrey de Grey, biologo che studia l’invecchiamento. Assieme a lui una troupe televisiva: Aubrey deve girare uno spot per finanziare la sua ricerca. Aubrey scende dall’elicottero, un ciccione con la barba lunga mezzo metro e il codino. L’elicottero decolla non appena tutti sono scesi. La troupe televisiva comincia a montare le telecamere. I vecchi della nave sono costretti dall’equipaggio a portarsi sul ponte più alto, il più in fretta possibile. Arrancano come possono, i vecchi. Come granchi feriti si trascinano a fatica e si raccolgono sulle tavole di legno. Come i salmoni moribondi alla fine della risalita del fiume ansimano e si lasciano cadere a terra.

Aubrey, guardando nell’obbiettivo di una telecamera: Mi presento: sono Aubrey de Grey. Sono la vostra unica speranza, la vostra sola possibilità di non finire così. (la telecamera fa una panoramica sulla folla di vecchi che si è raccolta sul ponte). Se c’è qualcuno al mondo che è in grado di risparmiarvi tutto questo (altra panoramica), ecco, quel qualcuno sono io.

Aubrey smette di parlare. La telecamera zooma sui volti disastrati dei vecchi.

Aubrey: Li vedete, questi catorci? Riuscite a vederli? Anche voi fra qualche anno sarete nelle loro condizioni. Le mie ricerche biologiche possono risolvere una volta per tutte il problema della vecchiaia. Mai più rottami di questo genere (panoramica). Niente più mummie simili, una volta per tutte. Se aiuterete la mia ricerca con il vostro denaro in dieci anni questo spettacolo penoso non esisterà più. Non riescono a stare in piedi, dimenticano quello che hanno detto un minuto prima… rottami, ecco quello che sono, poveri zombie che camminano.

I vecchi cominciano a rumoreggiare, qualcuno ulula.

Aubrey: Se avrò fondi a sufficienza risolverò il problema una volta per tutte (ancora una panoramica: vecchi sdentati, occhi lattescenti, mani che tremano). Basta con questo scempio. Noi siamo uomini, non animali. Non ci è permesso di finire in questo modo vergognoso.

I vecchi si mettono in piedi lamentandosi, si avvicinano strascicando i piedi ad Aubrey e alla troupe televisiva.

Aubrey, un po’ preoccupato, si rivolge all’equipaggio: Ehi, tenete lontani questi cadaveri… teneteli lontano! Non lasciate che tocchino le telecamere, costano una fortuna, costano un occhio della testa… EHI, ho detto, teneteli lontani… maledetti cadaveri, come osate… via VIA, STATE LONTANI!!! ho detto….

I vecchi si ammucchiano sopra a Aubrey e alla troupe, si trascinano a fatica sopra a loro e li soffocano con il peso del loro corpi mentre ululano come dei lupi.

Love Cargo Boat #30 (la noia)

Vecchio: Cosa stai scrivendo?
Vecchia: Niente di importante. E’ una specie di racconto.
Vecchio: Me lo leggi?
Vecchia: Sei sicuro che ne hai voglia?

Il vecchio ridacchia e la vecchia comincia a leggere:

Ci siamo sardegnati, prima un villame poi un paio e poi tre, tutto abusivo con scarico a mare. Ho ascoltato che si lamentava delle sua amanti. Tanto, chi se ne frega. Si naviga in un mare di gin tonic, di prima mattina. Sabato festa notturna con fuochi artificiali e chicca ti racconta che si è fatta il personal trainer. Un fisico, ma un fisico e poi mi ha chiesto dei soldi… seduti sulla poppa della yacht, il vento caldo che fa volare gli ombrelloni e i camerieri uno uguale all’altro… in clinica per disintossicarsi? Ma stai scherzando? Mi sto divertendo, ecco tutto… che clinica e clinica! Imbambolarsi con gli antidepressivi ti pare stupido? Ma nessuno ti ha chiesto niente, mio caro. Cosa vuoi saperne di depressione, ognuno ha il suo vizio. A me ad esempio non diverte per nulla giocare al casinò. A te siiii? Allora lascia a me le mie pastiglie e tienti la tua roulette. Il cocktail pastiglia-gin tonic ti fa sentire davvero sullo yacht. Altrimenti ti dimentichi di essere in barca e poi di notte, tutta quell’acqua nera. Ti viene voglia di tuffarti lì dentro e non venirne più fuori. Sai che risate se hanno tirato a bordo la scaletta e tu giri e giri attorno allo yacht gridando perché ti facciano risalire? Nessuno ti sente, è ovvio. Dopo una festa come quella tutti sono svenuti, lì sopra. E tu che giri e giri, gridi e poi la smetti perché il fiato sta per finire. Poi la smetti anche di girare attorno allo yacht e poi la smetti del tutto ma prima di affondare mandi a fare in culo quei quattro viziosi che stanno russando nelle loro camere piene di puzza di alcol.

Love Cargo Boat #29 (cinque mariti)

Vecchia: Come ci si sente dopo aver ammazzato qualcuno?
Vecchio: Esattamente come prima.
Vecchia: Pensavo cambiasse qualcosa. Non so… il senso di colpa, il fatto di aver superato una barriera che pochi superano…
Vecchio, seccato: Non dire puttanate, e poi dovresti saperlo meglio di me.
Vecchia: Cosa intendi dire?
Vecchio: Ma sì, ne hai ammazzati almeno un paio anche tu. I tuoi mariti, no? Non vorrai dirmi che hai seppellito cinque mariti e che tutti e cinque sono morti per cause naturali…
Vecchia, arrabbiatissima: Sei una serpe. Cosa intendi insinuare, vecchio porcaccione, cosa vorresti dire…
Vecchio, ridacchiando: Li lasciavi fumare e bere, i vecchi, non è così? Perché non prendi qualcosa, avanti, caro, beviamo qualcosa… Dopo qualche anno scoppiavano, non è vero?
Vecchia, ancora arrabbiata: Anch’io bevevo e fumavo, cosa credi?
Vecchio: Ma gli uomini sono più fragili, si rompono prima. Succede sempre così: sembra che spacchiamo il mondo e poi, al primo malanno ecco che tutto finisce: un cuoricino va in pezzi, una venuzza si rompe nel cervello… e tutti quei bei soldini che diventano di colpo di tua proprietà, tutti quei bei soldini…
Vecchia, si mette a sedere sulla sedia a sdraio e grida: Ho voluto bene ai miei mariti, a tutti loro! Cosa vuoi saperne tu, solitario come un verme solitario per tutta la vita, cosa vuoi saperne tu di amore!
Vecchio, cercando di calmare la Vecchia con un gesto: Cos’è, ho colpito senza volerlo un punto debole? Mio dio, non ti ho mai vista così arrabbiata… cerca di calmarti adesso, se l’equipaggio pensa che sei impazzita lo sai come va a finire. Cerca di calmarti, altrimenti finisci fuori bordo.
Vecchia, arrabbiatissima ma a voce bassa: Vecchio maiale che non sei altro. Vecchio porco. Vedi nel cervello degli altri lo stesso schifo che hai nel tuo. Schizzi la tua merda addosso a tutti, vecchio porco. Non hai la minima idea di cosa voglia dire svegliarsi vicino a una persona alla quale vuoi bene…
Vecchio, interrompendola: Vicino a cinque persone alle quali vuoi bene…
Vecchia: Una, cinque, mille… non l’hai mai saputo e per questo sei un mezzo uomo. Sei un fumetto, un cialtrone. Un mezzo uomo, un mezzo uomo…

Love Cargo Boat #28 (l’educazione)

Vecchio: Sembra così difficile, oggi. Tutti si lamentano, sembra un problema insormontabile.
Vecchia: Di cosa stai parlando?
Vecchio: Dell’educazione dei figli, di che altro. Una volta era tutto naturale, tutto semplice. Mio padre puliva il pavimento con me stesso.
Vecchia: Non dire puttanate, puliva il pavimento… cosa significa “puliva il pavimento?”
Vecchio: Mi usava come uno straccio. Non voleva che fossi un bambino viziato così mi umiliava.
Vecchia: Tuo padre era un vecchio pervertito.
Vecchio: Perché? Ho dei difetti così grandi? Sono un uomo completo e non…
Vecchia: Non dire puttanate. Nessuno lava il pavimento usando suo figlio.
Vecchio: Mio padre lo faceva. E quando aveva degli ospiti mi usava come una palla. Mi tirava a mia madre lei mi prendeva al volo.
Vecchia: Ma questo è spaventoso! E se lei… se tua madre avesse sbagliato la presa?
Vecchio: L’ha sbagliata.
Vecchia: E’ terribile! Un piccolo bambino… non riuscivi nemmeno a camminare…
Vecchio: E’ andata così. Tutti gli ospiti ridevano. Sembravo una palla, credo. Tutti ridevano, sembrava normale. Poi qualche hanno fa mi hanno fatto una radiografia. “Quand’è che si è rotto il collo?” mi ha chiesto il radiologo.
Vecchia: Allora hai il collo rotto! Ecco perché sei così strano! Sei un morto mancato, ecco quello che sei! Cos’hai risposto, quando ti ha detto che avevi il collo rotto?
Vecchio: Gli ho detto che il mio collo non è rotto.
Vecchia: Hai voluto proteggere la reputazione di quei balenghi dei tuoi genitori.
Vecchio: No, per niente. Quei voli… la caduta e il collo rotto… vorrei poter tornare indietro, vorrei sentire ancora mio padre che urla a mia madre: adesso prendilo al volo… al volo!