LIMBRANAUTA

Il Funerale della Letteratura!

Mese: febbraio, 2021

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Mona de omoMonade uomoDemone nudoNume alla meno unoPotevi costruire un corpoParticella di gas ignobileattiva radioSei rimasto ioneCojone G

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Uscivamo dal liceo per entrare negli anni novanta. Una improbabile banda di amici che si lanciava contromano nelle serate veneziane. Contromano dappertutto, dopo averci preso gusto. L’imbranauta doveva solo essere la testimonianza di questo legame che ci tiene assieme ancora adesso. Che ci fosse chi scriveva, suonava e disegnava ce ne siamo accorti dopo. Quando […]

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Una volta bollivi la neve, teieratutti quegli anni fa.Bollivi davvero.Adesso porti le penne e sei come me,un soprammobilelontano dall’essere utilequanto il polo nordda questo letto. (DeG)

Una pinta di nuvole.

Assetato di cielo
bevo pinte di nuvole.
Poi chiudo gli occhi.
Invisibili increspature albeggiano come montagne,
oggi tocca a me.
Il tempo è una tavola piatta,
un mare immobile. Lo nuoto veloce,
sulla tua schiena dorata in controluce.
Così evapora il silenzio,
nelle tinte del suono,
trasparente crepitio di piccole foglie
come applausi al sole,
al sole che mi acceca,
come il tuo ricordo.
Ancora schizzi di cielo
impigliati alle ciglia, tagli riflessi,
rubati ai vetri dell’ambulanza.
Ho le aquile negli occhi.
Ti regalo gli sguardi satinati
delle infermiere assuefatte
agli echi del dolore.
Oggi è buona la prima,
alla ribalta del mondo
di scena sono io.

(D).

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Cos’hai nel cervello, la Siberia?Diceva mio padre per confortarmi.La dolce accogliente Siberia.Morbida come le mogli Inuit,che ti coccolano e poi ti arrostiscono,piene di premure all’olio di balena.Riconoscente come i cacciatori InuitChe se gli presti un arpioneTi odiano per sempre.Il gelo della SiberiaChe rende tutto più umano,più inutile, più indispensabile.Come le mogli Inuit. (D/G)

La parte che sporge è il cranio
di un uomo che non smetteva
di crescere.

Il volto è sotterrato, come il resto del corpo.
Ha gli occhi a livello del deserto.
Il vento e la sabbia lo accecano.

Ma quando è limpido il gigante
vede lontano. Vede il mare,
lontano un intero continente.

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Scritta da uno che non ci andrà mai

Grande Australia, non ci vedremo mai,
anche se un mio cugino ci è stato.
Enorme come sei, Australia,

sei una miniera di sassi, massi, rossi
e neri. E sotto a quei sassi insetti scuri,
che vengono arrostiti dai nativi.

Vengono mangiate come gamberi, le larve
bianche, svegliate dal sonno da un aborigeno
forse uno zio, un cugino, un nonno

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Svolgimeno

La parola “Canguro” nella lingua degli aborigeni significa “ho finito le cartine”. Strano, no?
Gli aborigeni sono amici della natura,
sono a chilometro zero.

Mangiano sassi e larve di sassi. Ogni sasso ha un nome. Tutti i sassi sono di Chioggia, sono tutti Boscolo.
Praticamente sono green. Cioè, non intaccano il paesaggio, non so se mi spiego. Non te li vedi a costruire le piramidi, infatti. Al massimo qualche tortino di fango. Sono green, come ho detto.

Hanno la famosa Pietra Rossa Sacra, Boom Bazoom credo si chiami. E’ carica di divinità, per loro. Ma forse si chiama Boomboom Boom, non so. A volte la memoria mi tradisce. Hanno seguito una tribù di aborigeni per decenni, Per cercare di capire come sono così green. Niente: girano in tondo. Mangiano nidi di echidne. Si mangiano le unghie. Questa è la prova definitiva che sono green.

Johnson Boscolo “Masanetta”

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Upupa pupapù… dove pupi puppo?Onde per me pupazzi puzzi di pizzio.Pupupa! Ohimè! Poppo io popparedai tuoi upupe… upupe odo ululare…Cucù… Cuccù… ho bruciato il ragùma tu upupa upippo superpipponon smettere di cantare Upupacanterina, ma di sera, che mi rompii cojioni, di mattina. ©