LIMBRANAUTA

Il Funerale della Letteratura!

Grande avvio costellato da steccapane ubiqui – con artisti che li riconosci subito perché come canguri hanno il marsupio pieno di merendine e crostini ai quark-gamberi, gamberi d’avanguardia insomma – con tartine e prosecco del sudtirol,  intesi come eventi nei quali tutti si possono sentire che non sono delle vere merde come succede tutto il resto dell’anno.


Titolo: stranieri ovunque. Tutti siamo stranieri anche a casa tua, arrivi e tua moglie ti parla in Urdu che è pur sempre una lingua più diffusa dell’italiano. In letto trovi uno mai visto ma lo conosce bene tua moglie. Ma passiamo ai padiglioni!
Tanto per cominciare,  il sindaco ha detto che quello Italia fa cagare. Lui aveva la giacca da uomo ragno (“muolo gnaro” in Urdu) delle grandi occasioni. Nel padiglione si tiene un happening con artisti che h24 parlano senza dire niente.

Nel padiglione Purea del No esposta statua enorme di Pork Chops Gnam, replica esatta di quella regalata alla suocera per il suo compleanno (di lui). L’esplosivo leader noto per il rispetto dei delitti umani ha qui però fatto caramellare i polpacci del colosso, richiamando la tradizione locale del Barbecue in buca, e customizzato il cranio decappottabile inserendovi vari attrezzi da bricolage, come il modello vivente.


Il padiglione russo si trova in quello ucraino, è un padiglione pieno di detriti.
Il padiglione ucraino è provvisoriamente in quello del Donbass, dove è stata allestita una batteria di bombolette spray in attesa che arrivino gli artisti americani ad usarle.
Il padiglione Israele è chiuso, gli artisti usano spazi nei padiglioni adiacenti.


Il tema comune è la sostenibilità della guerra nucleare, la carbonizzazione degli altri stranieri, il ruolo dell’artista  come individuo che gira vestito diverso dagli altri in modo da essere utilissimo. Cosa significa oggi essere artisti moderni? Le nuove leve utilizzano i droni per mollare secchi di pettura da 109 m da terra, scavano trincee imbottite di speck, usano mezzi corazzati come Think Tank. Ma almeno sono inoffensivi.

L’odore della pioggia
ti rebalta
quando sei putello
la luce fuori dalla porta
è un muro su cui sbatti
le vecchie hanno trent’anni
la signora del negozio
vale quanto la sua vetrina
se non ti regala una ciunga
la strada alle due
è il tuo universo
l’estate dura due anni
tuo nonno sta morendo
sulla sua poltrona preferita
e tu torni da scuola
morto di fame
quando sei putello

g

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che bela che sei mi chitara puzzata sui nizzioli come na maja de goya e come na dona sei iragiungibile parchè sbalio sempre a tocarti e adeso che sono vechio ancora de più g

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Ardelo là, quel balìn bĺè. Saressimo nualtri ĺà sopra. Dicete un nome qualuqque: sono tuti là sopra. Dicete un nome del passato: Giulio Iglesiare? A iera la sopra.Babboleone: idem con potassio. Aristoele? Piattone? E dove senò?Tutti i re, le regine, trans, omo, chilunque fubbe inamorato era od è là sul pallino;il babbo rompicoglioni, la mamma […]

L’uovo non ha ancora deciso
è maschile da solo
e donna in compagnia
e pure il disorientato pulcin
resta incerto sulla via
crescendo poi pollo da batteria
resta ancora l’impaccio
(ma la polla è tante perfone)
gallo o gallina
eccoci in cima
scegli la china
ma la fina è quella
del gallo e della gallina
del maiale e dell’omo
una vita latrina

dg

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Fricativa alveolare sordae mi sono sparato in boccalabiale parziale cubicolaretocca bruciare la bicoccalaminale dentale retratta apicalee ti ztacco la zuccapre-velare gutturale neutralizzatamimorti: palatale!e qui chiudo la fonata d+g

Sapere in soldoni
a braccio
a spizzichi e bocconi
parlare a caso
per sentito dire
tirando ad indovinare
puntando bluffare
mirare a infinocchiare
gabbare incastrare
come disse qualcuno
siamo arrivati alle stelle
ma con l’etica
di un cuculo
homo spienza
senza speranza

g

Sono orgoglioso dei miei insuccessi
se voglio ho imparato
a rialzarmi sempre
dopo la mietitura
se voglio ho saputo
vivere la mia disabilità
creandone la mia abilità
se voglio resto qua
fino alla fine del mondo.
non c’è retromarcia
a cavallo della vita.


D


è l’ultimo giorno di ano
è locasione di sterminarci
è la scusa parfeta
pa coparci
si tiramo li copini di fracchia
fumando i razi de artifichiali
uno ie parte na guanchia
e giu tuti che ride
come anemali
pioveno polici ala grilia
un ano a moruto
di questo univerbo
un ano minchiuto
a precipissio
che noi pesteggiamo
col prossimo armistissio.


D.


nelle tasche ho stormi di cervi
sulla mia schiena giocano il Roland Garros
fumo qualche platano quando posso
ho l’ ego quantistico minimalista
sono un foglio di carta
passo sotto le porte
se voglio, ma poi penso
le parole dei profeti
sono graffiate sulle
salviette delle osterie
siamo i binari della giostra
tutto va a posto
adesso possiamo dormire.
D.