LIMBRANAUTA

Il Funerale della Letteratura!

“ha creduto nelle corde”

Variante alla celebre “ci ha creduto (fino in fondo)”, oggi va per la maggiore (3 diesis) la frase

“è/non è nelle mie corde”, che aggiunge un tocco fatalista al crederci; ci si immagina uno che va in soffitta a

rovistare in un baule da viaggio pieno di corde tutte aggrovigliate, neanche tanto convinto,

e trova, o non trova, quel qualcosa che cerca con un certo distacco, quasi gli avessero chiesto

 “non è che per caso è tra le tua corde?”

(perchè il baule con le corde è famoso, lo sanno tutti che ce l’hai nel sottotetto).

Lui va a guardare per  scrupolo e torna dicendo “no, non è nelle le mie corde”,

“no, riuscire a capire le divisioni non è nelle mie corde, o almeno non c’è più”.

Così ti sbrighi dall’impaccio, non è questione di sapere o capire, se una cosa

non è nel baule delle corde mica è colpa tua, qualcuno l’avrà spostata.

Bisognerebbe anche spendere un pensiero sul perchè si possa supporre che tutto vada a finire nelle corde e non da qualche altra parte, ma questo non è nelle nostre corde, abbiamo guardato.

fuori piove inchiostro

fuori piove inchiostro
vieni con noi a giocare a dadi
nel mattatoio lascia che i tuoi
amici inchiodino alle porte gli ultimi
uccelli lascia che si mangino le
unghie fino alla carne potremo
sbriciolare le piastrelle
bianche con i ganci d’acciaio
appuntiti poi berremo a morte e
urleremo fino a diventare sordi
 

la dieta di P. nuotatore plurimedagliato

De notte mentre dormo me fanno la flebo de citrato e pena me svejo me mangno ‘na pajata da du chili e me pilucco na forma de grana. Tutto questo mentre nuoto, se capisce, me magno li pesci che butteno in pescina, me magno un piede dell’alenatore, me magno puro le bandierine de li venticinque metri. Po’ esco dalle vasche e me magno le ciabatte de gomma, l’accapatojo de pelxigas. Devo rivà a dodicemila chilorie, pa li muoscole. Merendina alle dieci a base de gomma: suole vipram, pezi de linoleo… tutto quelo che fa massa, inzomma. Poi me ributto in pescina e nuoto dodeci ore, pure tredeci, và. Dommo in vasca de pagno, lì nuoto pure là. però in piccolo. Pilucco stecche de malboro (me le magno popio) e scatoloni de biscotti scaduti. Ecco perché ho li piedi numero 74, per via della dieta ipecaloreca.

Il best seller del mese #2

“Chiuso nello sgabuzzino per sbaglio dalla donna delle pulizie, Erik Wilson aveva sfruttato la settimana di tranquillità per pensare al delitto: perché il cadavere era stato trovato mezzo nudo nel senso della lunghezza? Perché Fred Articiocco aveva piallato così a lungo la pertica dei pompieri? Ma soprattutto, perché non riusciva più a trovare il panino con la simmenthal che aveva appoggiato sul frigo? Qualcuno nel frattempo cercava di aprire lo sgabuzzino: di sicuro era Andreas, il matematico dei saltinbocca, venuto a prendersi il mocio per giocare a golf.”

L’inquilino

Cammino sul filo di una lama
con un mattone in mano.
Prima di ogni passo
lo passo sopra il filo,
fino a renderlo ottuso.

Solo dopo, mi muovo.

Un alito di vento
mi ha scostato:
perso il mio mattone,
non posso andare avanti.

Tornare indietro è escluso.
Da un lato, dall’altro
solo il vuoto.
Non mi rimane
che andare verso l’alto
fino a strapparmi i sensi.

Come inizia il best seller del mese #1

“Erik Wilson ascoltava i colpi di kalashnikov, come faceva ogni pomeriggio. Lo teneva sotto al letto, difettoso, e non si decideva a farlo aggiustare. Oltre alla finestra una bella giornata norvegese, fatta di iceberg e filettature industriali. Due giorni prima Erik aveva sparato al presidente, e adesso si gustava le meritate ferie. Sua moglie, Olga, era attaccata a testa in giù sulla sbarra per gli addominali. Avevano appena fatto colazione, le solite cosucce: stoccafisso e miglio tritati, due birre gelate da due litri e un bel cucchiaione di fibra. Sua moglie, Olga, aveva un proiettile a un centimetro dal cuore, inoperabile: ad Erik era partito un colpo mentre puliva il kalashnikov.”

parlando alle polpette

parlando di sentimentalismo, sul tavolo della cucina,
guardando le polpette affogare nel loro sugo.
Parlando della vita, cosa complicata, davanti al pane secco,
sommerso nel pomodoro.
Ricordandosi del passato, parlando al pollo cotto

I Grandi Santi Moderni: Fruttosio di Winslow.

Il primo salvataggio nel 1956: Fruttosio, il guard-rail umano, salva la vita a un costruttore di giostre ubriaco. Poi la lunga carriera fuori dalle discoteche a predicare. E’ qui che prende i primi calci in faccia dai giovinastri. Ascoltate, diceva Fruttosio, ascoltate la voce delle maracas, i colpi di tosse di Manuzio! Ma tutto quello che sapevano fare gli ultras era tirargli le bottiglie di birra sulla testa. Dalla sua scaffalatura in truciolato Fruttosio ha continuato la sua opera Santa, meritatamente sepolto a secco dentro alla teca in Santa Maria Maggiore dove sfoggia i suoi ossi e i suoi ossetti per un totale di 826.

Rilievo #5

Ci presentiamo alla padrona del famoso ristorante:
“buongiorno ecc, di sopra purttroppo c’è un problema con la muratura,
una trave principale risulta appoggiata su di un muro completamente sgretolato,
è inevitabile intervenire e il lavoro interesserà anche il piano terra”
Padrona:” Guardi, non se ne parla nemmeno; è stata una brutta stagione, cominciamo a lavorare solo ora.
Questo ristorante fa 500 coperti al giorno, ho prenotazioni fino a tutto il mese prossimo.
Me li dà lei i diecimila al giorno che ci perdo?”
– “Guardi signora che il problema è di altro ordine: si tratta della stabilità dell’intero edificio…”
Padrona: “Io capisco le vostre priorità, ma lei deve capire le mie…Non posso permettere
interruzioni nel lavoro fino a novembre, sono qui da trent’anni e…”
– “E’ sicura di aver capito l’entità del problema?”
– “Certo certo, non dico mica, a novembre potrete puntellare qua sotto, fare i lavori,
beninteso entro un mese e mezzo, non di più…., dovete tener duro fino a novembre”.
– “Noi teniamo duro… non so se la muratura se la sente però; domani veniamo con un vigile, ci dispiace, ma il pericolo è di crollo imminente”.
“Ma questo lo dice lei, devo far vedere al mio perito, non è assolutamente possibile, qui lavoriamo sa!”

A proposito di “odio la natura”

La nausea e la caduta
poi la gente che mi aiuta
e la stranezza del risveglio
un’ora per capire
che si è rotto nel mio cervello
il filtro del molteplice
quello che rende tutti i gabbiani
uguali, e tutte le onde
uguali e tutte le facce
uguali poi la nausea del troppo
mi inonda mentre ogni gabbiano
diventa diverso
mentre ogni onda  diventa individuo
mentre ogni tegola  diventa irripetibile
e in pochi secondi  tutto il mio essere
viene riempito da questa
enormità di zampe
da questa inutile ricchezza
da questa orgia di inutilità