Cinecittà Concordia

di limbranauta

Ecco un proposta seria: non toccate il relitto della Concordia.

Non adesso che è stato scoperto il suo lato oscuro.

Non adesso che scoppiano le zuffe tra porti disperati a caccia di rottame da elemosinare.

Non adesso per dimenticare,  facendola sparire come un sonnifero.

Non adesso che c’è solo un colpevole.

 

Adesso è il momento di avere il nostro monumento ai sopravvissuti. Alla nostra epoca.

Le navi, i suoi naufragi, i suoi relitti; ci sono sempre serviti per descrivere i nostri tempi. E ora che la Concordia è lì, che ci mostra i suoi due volti semisommersi,  bisogna approfittare.

Mi sono sempre domandato dove spariscono le statuine degli orologi a cucù quando si chiude la porticina. Così allegri. Con quello sguardo vitreo da pornodivo. Più o meno il destino degli abitanti della Costa Concordia; escono sul ponte pulito ed esposto ai neon. Vuoti e belli. Gli abiti chiari dipinti a nuovo come i giocatori del Subbuteo. Per poi sparire, inghiottiti nel lato slabbrato e marcio. E’ così che viviamo tutti ora. Sempre in superficie. Poi, da soli, stanchi. Ci rotoliamo decomposti tra gli avanzi della nostra Disperanza.

Ma noi vogliamo l’indotto, vero fratelli? Non bisogna lasciarsi sfuggire anche questa occasione.

Usiamo questo relitto esemplare come set cinematografico.

David Lynch potrebbe scatenare la sua immaginazione su quel lato oscuro. Protetto dalla facciata bianca e borghese dei ponti dormienti di babordo, al posto dello steccato dei villini americani.

Terry Gilliam, invece, avrebbe l’occasione di rifarsi dell’incomprensione di Zero Theorem con i suoi fans. E perciò peggio, con i suoi produttori. La metafora dei social-network non avrebbe migliore location del nostro relitto dalla doppia maschera:

Morta ma con un interfaccia da paura.

concordiaspace

 

Un aire frìo pasa

sobre la dura concha

de los crustàceos.

Un gran alarido raya

el cielo con su helado

relàmpago de ira.

Como un tapete gris

llegan la noche y el espanto.”

 

SUMMA DI MAQROLL IL GABBIERE

Àlvaro Mutis