E. F.

di limbranauta

Finito il libro di E. F. ed è stato come salutare un amico che parte per sempre e gli dici che telefonerai scriverai ci vediamo presto. Sarebbe stato bello conoscerlo, una persona intelligente e spiritosa invece conosci soltanto gente che dice particolare e in qualche modo. E. F. è morto quando avevo quindici anni. Se non fossi stato immerso in attività che adesso mi risultano del tutto incomprensibili avrei potuto conoscerlo, prendere il treno o l’aereo e andare nei bar dove lui di solito sedeva e avrei potuto parlargli, avrei potuto ascoltarlo. Invece niente, non ci ho pensato. Per la precisione non pensavo a niente, a quindici anni, a niente di logico, di sensato. Così E. F. mi è scappato di mano e non riesco a mettermi il cuore in pace. Fosse vissuto duecento anni fa sarebbe stato diverso, non avrei avuto nessuna colpa. Ma così, con lui a qualche centinaio di chilometri che beve il caffè e io pieno di brufoli che mi agito da un’altra parte, così tutto è più difficile. Adesso mi tocca girare a vuoto, perdere tempo. Nessuno che riesca guarirmi e devo fare tutto da solo e il libro è finito.